X-RAY ME

Noi, migranti. Quelli con la valigia.
Abbiamo avuto tempo e modo di portarci dietro l’essenziale — o piccoli frammenti di memoria, attraverso cui passa ciò che serve per tagliare e ricucire l’anima ai luoghi verso cui andiamo.
Così nasce la mia opera X-Ray_Me.
Il Mio, è un viaggio alla ricerca delle radici comuni dell’umanità, un’indagine sulla trasformazione.
Decontestualizzo oggetti e simboli culturali per trasformarli in narrazioni visive di vissuti intimi e collettivi.
Credo nel valore sociale dell’arte, nell’arte pubblica e nella sua capacità di creare interazione, come in un rito ancestrale in cui ciascuno partecipa, riconoscendosi parte di un’unica storia.

“A volte non sappiamo cosa portiamo con noi finché qualcuno non ci invita a guardarci dentro”
X-Ray-Me è quell’invito

– Fariba Ferdosi

Questa istallazione rappresenta un punto di riflessione sullo stato d’animo del viaggiatore e il distacco che lo accompagna.
Lo scanner è la vera cerniera tra un prima e un dopo, un passaggio di stato, una soglia; rende trasparente il contenitore e il suo contenuto: astrae gli oggetti in forme che sono già presenti, in maniera altrettanto immateriale, nella mente del viaggiatore.
Quello che di norma resta un segreto tra il proprietario delle cose è qui condiviso, porta in scena un sentimento profondo; ogni oggetto trasportato è la veste materiale di un’emozione, di un legame sospeso. Una radice.
L’opera principale, in vetro traslucido, è realizzata nelle officine dello Studio Berengo di Murano, dove l’autrice ha già potuto sperimentare le caratteristiche e la versatilità di questo straordinario materiale.
Il concetto espresso dall’opera e le tecniche di realizzazione sottolineano il carattere effimero, precario delle esistenze in transizione, quasi una rappresentazione della condizione umana.

L’artista è nata a Teheran e vive tra Lucca e la sua città natale. La sua espressività si muove attraverso materiali e tecniche più varie, con una coerenza estetica e di contenuti che rimandano costantemente alla sua esperienza esistenziale.

Mostra curata da Umberto Croppi

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